La scrittura di un testo pubblicitario è uno degli aspetti della relazione che si costruisce fra azienda e consumatore: è un atto inventivo ma anche strategico e – soprattutto – è posizionante. Eppure, nelle aziende è spesso forte la tentazione di arrangiarsi da sé. L’idea, non sempre espressa ma diffusa (oltre che dura a morire), è che scrivere sia semplice. Che sia, come la tastiera o il tastierino del telefono, a portata di mano e soprattutto che non sia poi così determinante. Tanto, ormai nessuno legge più…
Venticinque anni di esperienza nel marketing – prima come trend researcher, poi come copywriter – mi hanno insegnato che i testi che nessuno legge sono solo quelli mal fatti; perché privi di sugo e di nerbo, anonimi o peggio ancora farraginosi, sostanzialmente inerti, privi di effetto e di scopo.
Un testo inefficace è nel migliore dei casi un’occasione persa. Nella peggiore, un danno.
E no: non sarà l’intelligenza artificiale a risolvere i nostri problemi; al massimo, potrà confezionare sequenze di paragrafi in un italiano corretto e con un tono di voce politically correct, con il risultato che tutti i materiali di comunicazione aziendale finiranno per assomigliarsi fra loro. Se ci pensi, succede già ora: quante realtà sono “leader nel loro settore”? Quante, uniscono “tradizione a innovazione”? Eccola, un’altra occasione di posizionamento mancata.
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Puoi chiedermi qualsiasi tipo di testo pubblicitario e di servizio: breve, lungo e anche lunghissimo.
Contenuti per materiali cartacei (company profile, catalogo prodotti, magazine aziendale, white paper ecc.) e per il web (sito, blog, newsletter, social media ecc.). Il mio passato di trend researcher (dieci anni alla guida di un Osservatorio sulle tendenze moda e i consumi) procura al mio scrivere una base strategica non indifferente.
Un po’ per destino e un po’ per inclinazione, ultimamente la mia attività si è concentrata soprattutto sul mondo dell’architettura e del design (clienti come Arper, Fast, Foscarini, Pianca, Veneta Cucine… oltre a diversi marchi del settore superfici, attraverso le agenzie Synestesia e Intono); ma tutto il mondo casa-persona, dalla moda alla cosmesi all’agroalimentare, è un ambito con il quale ho buona dimestichezza.
Narrazioni aziendali e di marca: quelle che, con un termine che amo poco, vengono definite “storytelling” e che prendono la forma di opere di più ampio respiro come le monografie d’impresa. Ne ho curate per Stonefly, Della Toffola Group e Agostini Group (quest’ultima, tramite l’agenzia Claim Brand Value).
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Lavoro direttamente per aziende o, come freelance a distanza, per agenzie di comunicazione all’interno di team creativi più o meno strutturati.
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